C’è un legame profondo tra le rivoluzioni industriali del passato, la prossima e il progresso e lo sfruttamento dei lavoratori e poi ora, dei dati individuali.
Al momento questa industria è la più forte del mercato e sta cercando di trasformare i dati personali in qualcosa di più di semplice profitto.
L’intento è di rendere tutto gettonato tramite le catene di blocco per assimilare l’individuo nelle catene del Web 3.0 come componente, per eliminare ogni tangibile legame delle persone alle proprie proprietà e beni fisici.
Incluso il proprio corpo e le proprie identità, per far questo i criminali mandanti e esecutori del progetto, devono eliminare completamente i diritti individuali, in particolar modo il diritto alla privatezza.
Con questo passaggio l’individuo diviene, da parte tra le parti, per l’appunto precedentemente detto, componente assimilato ed integrato come silicio del microprocessore.
Il modo più pratico è far percepire questo diritto come un peso e o un ostacolo al raggiungimento di un superficiale e banale conveniente piacere, perpetrare il processo sino al raggiungimento del fine.
Oltre al modo pratico c’è anche in sinergia, la modalità accusatoria dell’accollo di responsabilità false o inesatte che implicano cambiamenti di cui siamo obbligati ad accettare le rinuncie.
La transizione green, che difatti implica l’eliminazione della privacy per la sorveglianza comportamentale individuale a scopo di analisi delle CO2 renderà l’essere umano trasparente e limpido come l’acqua di sorgente e immobile per sempre come una statua di cristallo tra i ghiacci.
Tutti questi fatti evidenti che stanno accadendo attorno a noi non sono un caso ma, il cammino al patibolo della privatezza.
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